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PARLI ITALIESE? NO, ITANGLISH

May 26 2020

PARLI ITALIESE? NO, ITANGLISH

Ah, la lingua inglese! Shakespeare, i Beatles, la Famiglia Reale…questa lingua così concisa e diretta, questo accento a volte raffinato, altre più stretto e rustico, esercitano un certo fascino sulla popolazione italiana, tanto che dovremmo aspettarci un ampio e diffuso utilizzo consapevole da parte di chi la parla.

Non è sempre così; una prova su tutte? La frase “vado a fare footing” per esprimere il concetto di andare a correre all’aria aperta con l’obiettivo di scaricarsi o allenarsi fisicamente. Peccato che la parola footing non esista in inglese e che sarebbe più corretto dire “vado a fare jogging” se proprio non ci piace “vado a fare una corsa”.

Negli ultimi anni durante i miei incarichi di interpretariato mi è capitato sempre più spesso di dover tradurre in simultanea termini anglofoni che sono stati brutalmente (e a volte terribilmente) italianizzati. Vero che a livello cognitivo lo sforzo di trovare l’equivalente in inglese quando si traduce dall’italiano è minore in questi casi, ma non posso fare a meno di fermarmi a riflettere sul perché si debba ricorrere a certe scelte linguistiche.

Potrei fare decine di esempi, mi limiterò a riportare i casi che più mi hanno colpito e divertito.

 

STRESSARE

Manager di una nota azienda di moda durante un corso di formazione rivolto al personale di vendita: “voglio stressare questo concetto che è a dir poco fondamentale”.

Povero concetto, se è davvero così importante perché lo si vuole mettere sotto pressione e magari tempestarlo di telefonate o email alle ore più improbabili del giorno e della notte? Corriamo il rischio che poi non sia produttivo e quindi non più tanto utile.

Scherzi a parte, è evidente la traduzione letterale dall’inglese dove se “you stress a concept or an idea” significa che desideri sottolineare o mettere in risalto un concetto, un’idea o quello che è.

Personalmente ho sorriso quando ho sentito l’espressione, ma al contempo ho anche pensato a quanto possa essere fuorviante e soprattutto poco chiara per un pubblico italiano che non parla inglese.

 

SCHEDULARE

Sono sicura che per molti italiani questa parola sia talmente entrata a far parte del loro vocabolario quotidiano che la considerano come propria della lingua italiana.

Occorre schedulare un incontro con la dirigenza”, “Possiamo rischedulare la riunione”, “Scheduleremo il nuovo piano di viaggio” etc.

In effetti, tanto il dizionario Treccani quanto il De Mauro, ne riportano una definizione e il secondo specifica che deriva dall’inglese “to schedule, elencare, registrare, programmare”: https://dizionario.internazionale.it/parola/schedulare

A differenza di stressare, magari c’è un rischio minore di fraintendimento, anche se trovo acusticamente sgradevole sostituire un “programmare una riunione o un incontro” con uno spigolosissimo “schedulare”.

 

SPINOFFARE

“Il progetto è stato poi spinoffato”. Molto interessante, ma cosa significa in sostanza? Forse che il progetto è stato scorporato?

In inglese il termine spin-off di solito fa riferimento a aziende o società che creano un’impresa distaccata, derivata, a cui affidano parte delle loro attività.

Un altro ambito in cui è comune parlare di spin off è quello delle serie televisive e un esempio è illuminante su tutti.

Dalla famosa e acclamata serie TV Friends è nato uno spin-off, ovvero la serie TV Joey, interamente dedicata alle vicende di questo bizzarro e simpatico personaggio che ha acquisito popolarità nella serie Friends.

Se è vero che da un lato può essere più agevole e pratico lasciare il termine in inglese per “spin-off”, dall’altro trovo orrendo e innecessario utilizzare “spinoffare” al posto di “scorporare o distaccare”.

 

SHARARE

Sfilata di moda della collezione bambini, il responsabile marketing dell’azienda si rivolge ai genitori e dice: “Vi prego di non sharare le immagini sui social”.

Potrebbe sembrare una parola la cui pronuncia metterebbe a dura prova un fiorentino, ma quello che il Marketing Manager (tanto per rimanere in tema) voleva esprimere era un semplice: “vi prego di non condividere le immagini online”.

Vero, il settore marketing è particolarmente influenzato dalla presenza di anglicismi e espressioni come “social media”, “social network”, “piattaforme online” ne sono alcuni esempi, ma onestamente non capisco questa ostinazione nel voler italianizzare un verbo straniero quando abbiamo un bellissimo equivalente nella nostra lingua.

L’unica spiegazione plausibile che mi viene in mente, oltre a quella di voler apparire più “cool” o cosmopolita quando si adottano certi termini, è la pigrizia mentale, il rifiuto di compiere quello sforzo minimo richiesto al nostro cervello per pensare al vocabolo italiano.

 

MIRRORARE

Questa è una vera perla e l’ho sentita durante un incontro con un ex amministratore delegato del settore lusso aperto al pubblico: “ho imparato quanto sia importante mirrorare le emozioni altrui”.

Ok, se siete informatici o appassionati di tecnologia informatica si potrebbe obiettare che il termine “mirrorare” esiste e si utilizza quando si vuole proiettare quello che vediamo sullo schermo del nostro cellulare su quello del nostro computer.

Immaginate il contesto in cui mi trovavo: una platea piena di persone di ogni età e formazione culturale che partecipavano a una conferenza sulla leadership e sulle eccellenze italiane, non su un nuovo software informatico.

Magari all’oratore è venuto spontaneo dire “mirrorare” anziché “rispecchiare o riprodurre le emozioni altrui”, non l’ha fatto di proposito, ma non rappresenta comunque una giustificazione. Quando si parla davanti a un pubblico variegato occorre adattare il nostro registro alla situazione, altrimenti si corre il rischio di non essere compresi.

La cosa più curiosa è che nessuno ha alzato la mano per chiedere chiarimenti e sono sicura che non lo abbia fatto per vergogna o per paura di fare la figura della persona ignorante, quando in realtà non sarebbe stato così.

 

Adesso la parola ai lettori: Cosa ne pensate? Vi è mai capitato di usare una delle parole sopra o altri anglicismi italianizzandoli? Se sì, perché lo avete fatto?

E ai miei colleghi interpreti domando: ci sono altri barbarismi che vi è capitato di tradurre e che vale la pena condividere? (e non sharare, mi raccomando 😉)

 

 

 

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